venerdì 20 novembre 2015


RIFLESSIONI  E PENSIERI:

Prescrizione e riscossione dell’imposta sulla televisione: per quanto tempo e come possono essere richiesti gli arretrati.

 La recente riforma del Canone Rai, che entrerà in vigore con la legge di Stabilità 2016 e che prevede la riscossione dell’imposta sulla TV direttamente con il pagamento della bolletta della luce ha posto di fronte gli utenti al consueto problema della riscossione degli arretrati relativi agli anni passati.

In questa rapida scheda ricordiamo le principali regole e modalità in base alle quali la Rai e lo Stato possono agire per ottenere il pagamento degli arretrati.

La scelta infelice del nome

Questa imposta parte proprio dal nome comune: “canone Rai” però non si tratta né di un canone, né di un prelievo collegato alla Rai. Si tratta invece di:

 – un’imposta sul possesso di un apparecchio tv, dolosamente chiamata canone e/o abbonamento, ma che, in realtà non ha nulla di un normale abbonamento, perché non è collegata all’uso del servizio. Si paga a prescindere dall’uso, proprio come il bollo auto si paga anche se il mezzo rimane in garage;

un’imposta relativa alla presenza di un apparecchio, all’interno dell’abitazione, in grado di ricevere trasmissioni televisive, qualunque esse siano e, quindi, non solo quelle della Rai.

 Il beneficiario diretto dell’imposta non è quindi la Rai, ma lo Stato che poi, in buona parte, utilizza i proventi per finanziare la televisione pubblica (nonostante con referendum gli italiani abbiano già espresso la loro volontà di privatizzarla).

 Ecco perché è errato chiamare “utenti” i soggetti passivi di quest'imposta: essi sono “contribuenti” così come lo sono chi è tenuto a pagare qualsiasi altra imposta allo Stato.

Per quanto tempo gli arretrati

Il diritto dello Stato di recuperare gli importi non versati per le annualità precedenti si prescrive dopo dieci anni sempre che, nel frattempo, non sia stato inviato al contribuente un atto interruttivo della prescrizione (per esempio, un sollecito di pagamento). Questo significa che se il contribuente non ha pagato per 20 anni il canone Rai, lo Stato gli può chiedere solo il versamento degli ultimi 10 anni e non oltre.

 Chi fa gli accertamenti

Sempre perché si tratta di un’imposta, gli accertamenti fiscali  non possono essere effettuati da personale interno della Rai ma dalla Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza. Ecco perché se dovesse bussare a casa uno dei cosiddetti “esattori” della Rai, il contribuente non è tenuto ad aprire perché non si tratta di un pubblico ufficiale. Non potrebbe però farlo se al citofono vi fossero le fiamme gialle. Peraltro, con la riforma, la possibilità di controlli è stata rafforzata.
 
L’Agenzia delle Entrate, nell’ambito degli accertamenti fiscali, potrebbe rilevare – anche tramite controlli incrociati – la presenza di una televisione all’interno dell’abitazione del contribuente e chiedergli gli arretrati quanto meno sino alla data di acquisto dell’apparecchio (non si dimentichi che gran parte degli acquisti sono tracciabili e quindi è possibile risalire al giorno di acquisto, al luogo e, spesso, anche all’oggetto).

   Qual è la sanzione

Per chi non paga il canone Rai scatta una sanzione pari a 5 volte il canone stesso.

 Chi recupera l’imposta

Così come per tutte le altre imposte, anche il mancato pagamento del cosiddetto canone Rai viene riscosso attraverso Equitalia e le procedure esecutive esattoriali: dunque, previo accertamento da parte del fisco, l’Agente per la riscossione potrà procedere al pignoramento del quinto dello stipendio o della pensione, del conto corrente, al fermo auto o al blocco di eventuali altri crediti nei confronti di soggetti terzi. È da escludere l’ipoteca sulla casa in quanto essa è possibile solo per importi superiori a 20mila euro.

 

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