giovedì 23 marzo 2017



C’E differenza tra stato di famiglia e nucleo familiare?

Una cosa è la famiglia anagrafica, altra è il nucleo per la dichiarazione Isee. Ecco tutte le variabili e chi ha diritto agli assegni familiari.
Di mezzo c’è sempre la famiglia. Ma tra stato di famiglia e nucleo familiare c’è una differenza, per così dire, burocratica non indifferente. Non sono la stessa cosa: il primo, certifica chi è parente di chi e chi convive con chi. Il secondo, sancisce chi è a carico di chi, anche se si tratta di familiari non conviventi. Chiaro? No? Allora mi spiego meglio.

Che cos’è lo stato di famiglia
Lo stato di famiglia è un certificato rilasciato dal Comune in cui compaiono tutti i componenti della famiglia anagrafica, e cioè: quell’insieme di persone, conviventi, legate da un vincolo di matrimonio, di parentela, di affinità, di tutela o semplicemente affettivo. Uno stesso stato di famiglia, ad esempio, può comprendere i genitori, i figli, i nonni ed il cognato celibe del papà. L’importante è che tutti vivano sotto lo stesso tetto. Stesso indirizzo, stesso appartamento. Possibilmente in una casa di almeno 100 metri quadri, se sono così in tanti. Giusto per loro comodità. Ma lo stato di famiglia può comprendere anche una singola persona, se abita per conto suo.

Il certificato serve sia nei rapporti con la Pubblica amministrazione sia tra privati e può essere richiesto per vari motivi, ad esempio per l’erogazione degli assegni familiari.
Per uscire dallo stato di famiglia, basta cambiare la residenza.

E’ possibile avere più di uno stato di famiglia?E’ possibile avere più di uno stato di miglia?
Sì. Ad esempio la singola persona che si è staccata dalla famiglia abita con un coinquilino con il quale non ci sono dei legami di parentela o di affinità. Ciascuno di loro avrà il proprio certificato di stato di famiglia. Ma entrambi possono dichiarare la convivenza in Comune ed ottenere un secondo certificato.

Come richiedere lo stato di famigliachiedere lo stato di famiglia?
Il certificato di stato di famiglia deve essere richiesto all’Ufficio anagrafe del Comune di residenza, presentando un documento d’identità. La validità del certificato è di 6 mesi. Il costo varia da Comune a Comune, ma di norma è di 0,26 euro se rilasciato su carta libera oppure di 16,70 euro se rilasciato in bollo. Tuttavia, è possibile ottenere il certificato di stato di famiglia su carta libera anche gratuitamente on line utilizzando la Carta dei servizi (la tessera sanitaria).

Che cos’è il nucleo familiare? cos’è il nucleo familiare?
A differenza dello stato di famiglia, il nucleo familiare ai fini della dichiarazione Isee (l’Indicatore della situazione economica equivalente) non sempre coincide con la famiglia anagrafica. Nel senso che, mentre per far parte dello stesso stato di famiglia tutti devono vivere sotto lo stesso tetto, in un nucleo familiare ci possono essere i genitori che abitano a Milano ed il figlio che abita a Roma, per motivi di studio o perché si sta avviando al lavoro, ma che dipende ancora da mamma e papà.

Pertanto, e per dirla in poche parole, il nucleo familiare può comprendere la famiglia anagrafica ed i soggetti fiscalmente a carico anche se non conviventi. E qui il ventaglio di possibilità è piuttosto ampio. Ecco i casi più comuni:


·
       
·         genitori conviventi non sposati oppure genitori separati ma conviventi. Sono parte di un unico nucleo familiare, ma quello dichiarante dovrà indicare l’altro come «altra persona del nucleo»;

·         genitori non sposati né conviventi. Non fanno parte della stessa famiglia anagrafica (non vivono insieme) ma uno dei due può risultare nel nucleo familiare dell’altro a meno che:

·         risulti sposato;

·         abbia dei figli con un’altra persona;

·         debba versare un assegno di mantenimento ad un figlio;

·         gli sia stata tolta la patria potestà;

·         sia stato dichiarato estraneo al nucleo familiare per accertamenti dei servizi sociali o del tribunale;

·         genitori sposati non conviventi. I coniugi fanno parte dello stesso nucleo familiare pur non essendo una stessa famiglia anagrafica. Ai fini Isee, dovranno fare riferimento alla famiglia anagrafica di uno dei due o all’ultima residenza avuta in comune;

·         coniugi separati e non conviventi: hanno due nuclei familiari diversi se separati legalmente;

·         figli che vivono con i nonni o da soli. Se sono fiscalmente a carico dei genitori, rientrano nello stesso nucleo familiare. Se non sono a carico del padre e/o della madre e vivono con i nonni, fanno parte del nucleo familiare dei nonni. Se vivono da soli e sono economicamente autonomi (non dipendono da nessuno) hanno il proprio nucleo familiare.
 
 


Nucleo familiare e assegni familiari familiare e assegni familiari

La famiglia è sempre la famiglia? Da un punto affettivo, sicuramente. Da un punto di vista fiscale, invece, non proprio. Per lo Stato, infatti, esiste (come abbiamo visto) la famiglia anagrafica ed il nucleo familiare Isee. Ma esiste anche quella «del terzo tipo», cioè quella che intende usufruire degli assegni familiari e che non c’entra (o quasi) con gli altri due modelli. In sostanza, ed in questo terzo caso, il nucleo si ritiene composto dal lavoratore che chiede gli assegni, dal coniuge non separato (anche di fatto), dai figli minorenni oppure maggiorenni inabili, studenti o apprendisti minori di 21 anni, se la famiglia ha più di 4 figli sotto i 26 anni. In casi particolari possono entrare nel nucleo fratelli, sorelle e nipoti del richiedente.

Infine, se due genitori convivono ma non sono sposati, il convivente del lavoratore che chiede gli assegni non è considerato parte del nucleo, a differenza di ciò che succede per la dichiarazione Isee [1].

 

note : [1] Circ. Inps n. 48/1992

mercoledì 5 ottobre 2016



Infortuni sul lavoro: di chi è la colpa?

Se il lavoratore si ferisce, è responsabile il datore di lavoro se non ha attivato tutte le misure necessarie ad evitarlo.

 Stavi lavorando e, per tua distrazione, sei caduto e ti sei rotto una gamba? Devi stare più attento, ma sappi che la responsabilità potrebbe essere del datore di lavoro.

È quanto ha stabilito una recentissima sentenza con la quale la Cassazione [1] ha chiarito che il lavoratore, che subisce un danno sul luogo di lavoro, è responsabile solo se il suo comportamento sia stato completamente anomalo ed estraneo alle mansioni che gli sono attribuite.

In tutti gli altri casi, anche se il lavoratore è stato imprudente, la colpa è del datore di lavoro.

Mi spiego meglio.

 Quali doveri ha il datore di lavoro?

Il datore di lavoro ha l’obbligo di adottare tutte le misure di prevenzione (tecniche, organizzative e procedurali), che, a seconda della tipologia di lavoro, dell’esperienza e della tecnica, siano necessarie a tutelare l’integrità fisica e morale dei lavoratori [2].

Egli, pertanto, ricopre (personalmente o con l’ausilio di altra figura professionale) una posizione di garanzia.

 Quali responsabilità ha il datore di lavoro?

Capita che il datore di lavoro non adotti le misure (di prevenzione dagli infortuni sul lavoro) previste dalla legge.

Ed in questo caso egli sarà, senza dubbio, responsabile di eventuali infortuni subiti dal lavoratore.

La situazione si complica se il lavoratore si sia ferito a causa di una propria disattenzione.

È evidente, infatti, che:

·         se da un lato, il datore di lavoro deve porre in essere tutte le cautele idonee a scongiurare il pericolo di infortuni;

·         dall’altro, il lavoratore deve svolgere le proprie mansioni con molta attenzione e concentrazione.

  Cosa accade se il lavoratore è stato disattento?

Quando il lavoratore subisce un infortunio per una sua disattenzione, bisogna verificare se quella sua imprudenza potesse essere prevista (ed evitata) dal datore di lavoro.

Su questo punto, la Cassazione ha chiarito che:

·         se l’imprudenza del lavoratore è stata commessa nel normale svolgimento di una sua mansione, allora poteva essere prevista dal datore di lavoro che è il solo responsabile della mancata predisposizione di mezzi efficienti ed efficaci per lo svolgimento del lavoro;

·         se, invece, la disattenzione è stata macroscopica, ed è avvenuta nel corso di un’attività anomala ed imprevedibile svolta dal lavoratore, allora egli sarà il solo responsabile del suo infortunio.

 
In pratica

Se rispetti tutte le norme antinfortunistiche e di igiene previste dalla legge, e subisci un incidente per semplice imprudenza, dovuta anche alle condizioni non ottimali di lavoro, potrai dimostrare che la responsabilità è del tuo datore di lavoro.
 
 
[1] Cass. sent. n. 39494/16 del 23.09.2016.
[2] Art. 2087 cod.civ.;  D. Lgs. 81 del 2008

- articolo estratto da "LLpT -la Legge per tutti" - 04/10/2016

Si può vendere un cibo scaduto?

 

 

Il supermercato può vendere un alimento scaduto, purché non sia deteriorato e ancora in ottime condizioni.

 Purché sia in ottime condizioni e non deteriorato, un alimento scaduto può essere ancora venduto. O meglio, se si vende non si commette alcun reato. Occhio quindi a guardare la data riportata sul retro della confezione perché, se solo a casa ci accorgiamo che è ormai passato il giorno entro cui il produttore consiglia il consumo del prodotto, sarà più difficile ottenere la restituzione dei soldi spesi al supermercato. Possibile? Sì, se a dirlo è la Cassazione. E la sentenza è anche piuttosto recente: lo scorso 13 settembre i giudici supremi [1] hanno sdoganato la vendita di alimenti scaduti purché non deteriorati. Il tutto, peraltro, in un periodo in cui si parla già tanto di lotta agli sprechi alimentari.

 La vicenda

La vicenda vede coinvolto un venditore ambulante che aveva consegnato un pacco di patatine fritte in busta chiusa a due carabinieri. Questi ultimi si accorgevano, dopo qualche passo, che la confezione riportava una data di scadenza ormai superata. E subito elevavano un verbale al commerciante, ritenuto cosciente di avere messo in vendita «sostanze non genuine» facendole passare come «genuine». Secondo i giudici, il commerciante, pur consapevole che le «confezioni di patatine» erano scadute, aveva preferito continuare a tenerle in bella mostra per i clienti.

 

 

  Sì alla vendita dei prodotti alimentari non deteriorati ma scaduti

Secondo la Cassazione il superamento della data di scadenza non è necessario per determinare un cattivo alimento. Ben si può mangiare una patatina fritta, un pacco di pasta o anche una confezione di formaggio se la scadenza è già sopraggiunta. L’importante è che l’alimento non sia stantio, degradato o deteriorato.

 In generale, la messa in vendita di prodotti scaduti di validità integra un reato, anzi un reato particolarmente grave, trattandosi di delitto punito dal codice penale [2]. Ma ciò solo qualora sia concretamente dimostrato che la singola merce abbia perso le sue qualità specifiche: difatti il semplice superamento della data di scadenza dei prodotti alimentari non comporta, necessariamente, la perdita di genuinità degli stessi.

 

La sentenza
Corte di Cassazione, sez. III Penale, sentenza 13 luglio – 20 settembre 2016, n. 38841
Presidente Andreazza – Relatore Scarcella
Ritenuto in fatto
Con sentenza emessa in data 14/10/2015, depositata in data 28/10/2015, la Corte d’appello di Lecce, decidendo in sede di annullamento con rinvio disposto da questa Corte con la sentenza n. 29751/2014, in riforma della sentenza del Tribunale di Taranto dei 24/05/2013, appellata dall’imputato, dichiarava non do­versi procedere nei confronti di C.L. in ordine al reato di cui all’art. 5, lett. b), della legge n. 283 del 1962 (capo a), perché estinto per prescrizione, rideterminando per l’effetto la pena, in relazione al reato di cui all’art. 516 cod. pen. (capo b), la pena in gg. 20 di reclusione, confermando nel resto l’appellata sentenza che lo aveva riconosciuto responsabile per fatti commessi in data 8/02/2009.
Ha proposto ricorso C.L. a mezzo del difensore fiduciario – cas­sazionista, impugnando la sentenza predetta con cui deduce un unico motivo, di seguito enunciato nei limiti strettamente necessari per la motivazione ex art. 173 disp. att. cod. proc. pen..
2.1. Deduce, con tale unico motivo, il vizio di cui all’art. 606, lett. b) ed e), cod. proc. pen., in relazione all’art. 516 cod. pen. e correlato vizio di carenza della motivazione.
In sintesi, la censura investe l’impugnata sentenza in quanto, sostiene il ricor­rente, la sentenza sarebbe censurabile perché carente di motivazione sia in rela­zione alla presunta non genuinità della merce contestata, sia in relazione alla condotta di messa in vendita; si sarebbe resa indispensabile una più approfondi­ta motivazione per appurare se e come lo stato di non perfetta conservazione potesse avere inciso sulla genuinità del prodotto stesso; non vi sarebbe in atti alcuna elemento da cui evincere che la merce fosse destinata alla vendita e/o comunque alla distribuzione.
Considerato in diritto
II ricorso dev’essere dichiarato inammissibile per genericità e manifesta infon­datezza.
Ed invero, la Corte d’appello motiva su ambedue i profili di doglianza in ma­niera adeguata ed immune da vizi logici, evidenziando che, come emerso dalle dichiarazioni dei due carabinieri che avevano acquistato due buste di patatine scadute di validità, il prodotto aveva perduto le qualità essenziali (freschezza e fragranza) sicché sussistevano le condizioni per la configurabilità del reato in questione. Sul punto pacifico è l’orientamento di questa Corte, autorevolmente affermato dalle Sezioni Unite, secondo cui la messa in vendita di prodotti scaduti di validità integra il delitto di cui all’art. 516 cod. pen. (vendita di sostanze ali­mentari non genuine come genuine) solo qualora sia concretamente dimostrato che la singola merce abbia perso le sue qualità specifiche, atteso che il supera­mento della data di scadenza dei prodotti alimentari non comporta necessaria­mente la perdita di genuinità degli stessi (Sez. U, n. 28 del 25/10/2000 – dep. 21/12/2000, Morici, Rv. 217296). Nel caso di specie, per come emerso dalle di­chiarazioni dei due militari dell’Arma dei carabinieri – che, liberi dal servizio, ave­vano acquistato le buste di patatine presso un punto vendita gestito dal ricorren­te, mentre si trovavano allo stadio -, non solo era risultato che il prodotto fosse scaduto di validità ma, soprattutto, era stato accertato dagli stessi militari che le patatine avevano perduto le loro “qualità specifiche”, essendo invero indubbio che freschezza e fragranza delle patatine costituiscono qualità specifiche che il consumatore si attende dal prodotto in questione.
Quanto, poi, all’ulteriore profilo di doglianza, la Corte d’appello motiva sul punto indicando chiaramente che il prodotto non genuino era chiaramente desti­nato al commercio, in quanto le due confezioni di patatine erano state acquistate dai due carabinieri, liberi dal servizio, presso il punto vendita presso lo stadio e che altre confezioni dello stesso tipo erano presenti nei punti vendita dislocati all’interno della struttura, punti vendita la cui gestione era riconducibile alla per­sona dei ricorrente.
Con riferimento a tale motivo di doglianza, è dunque evidente la aspecificità del medesimo, non confrontandosi il ricorrente con la puntuale e convincente moti­vazione della Corte d’appello, idonea a confutare la censura difensiva, donde la stessa si appalesa inammissibile. Ed invero, è stato più volte affermato da que­sta Corte che è inammissibile il ricorso per cassazione fondato su motivi non specifici, ossia generici ed indeterminati, che ripropongono le stesse ragioni già esaminate e ritenute infondate dal giudice del gravame o che risultano carenti della necessaria correlazione tra le argomentazioni riportate dalla decisione im­pugnata e quelle poste a fondamento dell’impugnazione (Sez. 4, n. 18826 del 09/02/2012 – dep. 16/05/2012, Pezzo, Rv. 253849).
II motivo si presenta, inoltre, manifestamente infondato, atteso che la perdita delle qualità specifiche del prodotto è stata attestata, come dianzi visto, dai due acquirenti, dovendosi altresì evidenziare, quanto alla questione della messa in vendita dei prodotto, che la maggiore o minore durata della detenzione, e la maggiore o minore imminenza della vendita, sono irrilevanti ai fini della configu­razione dei reato di cui all’art 516 cod. pen., oggettivamente integrato dalla rela­zione di fatto tra esercente e sostanza non genuina e soggettivamente completa­to dall’intenzione di esitarla come genuina (Sez. 6, n. 5353 del 20/12/1979 – dep. 23/04/1980, Cutino, Rv. 145114).
Nessun dubbio, infine, residua quanto al corrispondente elemento psicologico normativamente richiesto, come reso palese dalla condotta tenuta dall’imputato al momento dei fatto, avendo questi tentato di disfarsi, all’atto dei controllo, di alcune confezioni di patatine, gettandole nel cestino dei rifiuti, come emerge dal­la lettura dell’impugnata sentenza.
Alla dichiarazione di inammissibilità dei ricorso segue la condanna dei ricor­rente al pagamento delle spese processuali, nonché, in mancanza di elementi at­ti ad escludere la colpa nella determinazione della causa di inammissibilità, al versamento della somma, ritenuta adeguata, di Euro 1.500,00 in favore della Cassa delle ammende.
P.q.m.
La Corte dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di € 1.500,00 in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, nella sede della S.C. di Cassazione, il 13 luglio 2016.
[1] Cass. sent. n. 38841/2016 del 13.09.2016.
[2] Art. 516 cod. pen.
 

 

- articolo estratto da "LLpT -la Legge per tutti" - 04/10/2016

 

lunedì 3 ottobre 2016


Le 10 qualità delle persone con elevata intelligenza emotiva

 

Vi siete mai chiesti perché alcune persone sembrano avere un successo illimitato sia nella vita personale che professionale?
Potrebbe essere per la loro elevata intelligenza emotiva.
Secondo Psychology Today. “L’intelligenza emotiva è la capacità di identificare e gestire le proprie emozioni e le emozioni degli altri”.

Questo solitamente comporta:
-Consapevolezza emotiva, che include la capacità di identificare le proprie emozioni, così come quelle degli altri;
-La capacità di sfruttare le emozioni applicandole a vari compiti come quello della risoluzione dei problemi;
 -La capacità di gestire le proprie emozioni, come la capacità di calmarsi quando ci si arrabbia.
 
 Se vuoi sapere se disponi di una grande Intelligenza Emotiva (IE) o vuoi lavorare sul suo rafforzamento per avere successo nella vita e nel lavoro, ecco le 10 qualità che tutte le persone con elevata intelligenza emotiva condividono.
 
1. Non sono perfezionisti. Essere un perfezionista porta a non completare compiti e risolvere problemi, che vengono procrastinati fino a quando il risultato non li soddisfa, anche se il risultato che loro desiderano non esiste realmente. Ecco perché le persone con alta IE non sono perfezioniste. Loro sanno che la perfezione non esiste e vanno avanti con questo pensiero. Se fanno un errore, mettono in atto le dovute correzioni e imparano da esso. Questo è un punto sul quale devo personalmente lavorare perchè tendo ad essere un po’ troppo perfezionista.
 
2. Sanno come bilanciare lavoro e svago. Lavorare 24 ore su 24 per sette giorni alla settimana e non prendersi cura di sé provoca inutili stress e problemi di salute alla tua vita. A causa di questo, le persone con IE sanno quando è il momento di lavorare e quando dedicarsi allo svago. Ad esempio, se hanno bisogno di staccare dal mondo per un paio d’ore, o addirittura un intero fine settimana, sarà perché hanno bisogno di ridurre il loro livello di stress.
 
3. Abbracciano il cambiamento. Le persone emotivamente intelligenti si rendono conto che il cambiamento fa parte della vita. La paura di cambiare ostacola il successo, quindi loro si adattano al cambiamento e hanno sempre un piano attuabile se qualsiasi tipo di cambiamento lo richiedesse.
 
4. Non si fanno facilmente distrarre. Le persone con alta IE hanno la capacità di prestare attenzione al compito che stanno svolgendo e non si fanno facilmente distrarre da cause esterne, come ad esempio un testo o un pensiero casuale.
 
5. Sono empatici. Daniel Goleman, psicologo e autore di “Focus: The Hidden Driver of Exellence”, ha affermato in un’intervista comparsa in “The Huffington Post” che l’empatia è una delle 5 componenti dell’intelligenza emotiva. Infatti relazionarsi con gli altri, mostrare compassione, e prendersi del tempo per aiutare qualcuno sono tutte componenti cruciali dell’intelligenza emotiva. Inoltre, essere empatici rende gli individui con alta IE curiose verso le altre persone e li spinge a fare una moltitudine di domande ogni volta che incontrano una persona nuova.
 
6. Conoscono i loro punti di forza e debolezza. Le persone con intelligenza emotiva elevata sanno quello che possono fare e conoscono i propri limiti. Essi non solo hanno accettato i loro punti di forza e debolezza, ma sanno anche come sfruttarli, lavorando con le persone giuste e nelle giuste situazioni.
 
7. Sono auto-motivati. Eri tu quel ragazzo ambizioso che lavorava duro ed era motivato al raggiungimento degli obiettivi, non solo per ottenere una ricompensa finale? Raggiungere molti obiettivi, anche in giovane età, è una delle caratteristiche possedute da chi ha un’elevata IE.
 
8. Non abitano nel passato. Le persone con elevata IE non hanno il tempo di pensare al passato perché sono troppo impegnate nel cogliere e sfruttare le opportunità future. Non permettono che i loro errori passati li trasportino in un vortice di negatività. Non portano rancore. Le due cose infatti portano molto stress e ci impediscono di andare avanti e guardare al futuro.
 
 9. Si concentrano sul positivo. Le persone con IE preferiscono dedicare il loro tempo e le loro energie nella risoluzione di un problema. Invece di insistere sul negativo, hanno una visione positiva ed il controllo della situazione. Inoltre, amano passare il loro tempo con altre persone positive, non con persone che si lamentano in continuazione.
 
10. Si impongono dei limiti. Le persone con alta IE possono sembrare delle mezze calzette a causa della loro gentilezza e compassione, ma in realtà loro hanno il potere di stabilire i propri limiti. Per esempio, sanno come dire no agli altri. Il motivo? Questo previene loro di essere sopraffatti, stanchi, e stressati a causa dei troppi impegni. Loro sono consapevoli che dire no alle altre persone è necessario al fine del completamento di impegni precedenti.
 
Questo articolo è stato tradotto dall’articolo originale: “10 Qualities of People With High Emotional Intelligence” by John Rampton.

Le 10 qualità delle persone con elevata intelligenza emotiva

 

Vi siete mai chiesti perché alcune persone sembrano avere un successo illimitato sia nella vita personale che professionale?
Potrebbe essere per la loro elevata intelligenza emotiva.
Secondo Psychology Today. “L’intelligenza emotiva è la capacità di identificare e gestire le proprie emozioni e le emozioni degli altri”.

Questo solitamente comporta:
-Consapevolezza emotiva, che include la capacità di identificare le proprie emozioni, così come quelle degli altri;
-La capacità di sfruttare le emozioni applicandole a vari compiti come quello della risoluzione dei problemi;
 -La capacità di gestire le proprie emozioni, come la capacità di calmarsi quando ci si arrabbia.
 
 Se vuoi sapere se disponi di una grande Intelligenza Emotiva (IE) o vuoi lavorare sul suo rafforzamento per avere successo nella vita e nel lavoro, ecco le 10 qualità che tutte le persone con elevata intelligenza emotiva condividono.
 
1. Non sono perfezionisti. Essere un perfezionista porta a non completare compiti e risolvere problemi, che vengono procrastinati fino a quando il risultato non li soddisfa, anche se il risultato che loro desiderano non esiste realmente. Ecco perché le persone con alta IE non sono perfezioniste. Loro sanno che la perfezione non esiste e vanno avanti con questo pensiero. Se fanno un errore, mettono in atto le dovute correzioni e imparano da esso. Questo è un punto sul quale devo personalmente lavorare perchè tendo ad essere un po’ troppo perfezionista.
 
2. Sanno come bilanciare lavoro e svago. Lavorare 24 ore su 24 per sette giorni alla settimana e non prendersi cura di sé provoca inutili stress e problemi di salute alla tua vita. A causa di questo, le persone con IE sanno quando è il momento di lavorare e quando dedicarsi allo svago. Ad esempio, se hanno bisogno di staccare dal mondo per un paio d’ore, o addirittura un intero fine settimana, sarà perché hanno bisogno di ridurre il loro livello di stress.
 
3. Abbracciano il cambiamento. Le persone emotivamente intelligenti si rendono conto che il cambiamento fa parte della vita. La paura di cambiare ostacola il successo, quindi loro si adattano al cambiamento e hanno sempre un piano attuabile se qualsiasi tipo di cambiamento lo richiedesse.
 
4. Non si fanno facilmente distrarre. Le persone con alta IE hanno la capacità di prestare attenzione al compito che stanno svolgendo e non si fanno facilmente distrarre da cause esterne, come ad esempio un testo o un pensiero casuale.
 
5. Sono empatici. Daniel Goleman, psicologo e autore di “Focus: The Hidden Driver of Exellence”, ha affermato in un’intervista comparsa in “The Huffington Post” che l’empatia è una delle 5 componenti dell’intelligenza emotiva. Infatti relazionarsi con gli altri, mostrare compassione, e prendersi del tempo per aiutare qualcuno sono tutte componenti cruciali dell’intelligenza emotiva. Inoltre, essere empatici rende gli individui con alta IE curiose verso le altre persone e li spinge a fare una moltitudine di domande ogni volta che incontrano una persona nuova.
 
6. Conoscono i loro punti di forza e debolezza. Le persone con intelligenza emotiva elevata sanno quello che possono fare e conoscono i propri limiti. Essi non solo hanno accettato i loro punti di forza e debolezza, ma sanno anche come sfruttarli, lavorando con le persone giuste e nelle giuste situazioni.
 
7. Sono auto-motivati. Eri tu quel ragazzo ambizioso che lavorava duro ed era motivato al raggiungimento degli obiettivi, non solo per ottenere una ricompensa finale? Raggiungere molti obiettivi, anche in giovane età, è una delle caratteristiche possedute da chi ha un’elevata IE.
 
8. Non abitano nel passato. Le persone con elevata IE non hanno il tempo di pensare al passato perché sono troppo impegnate nel cogliere e sfruttare le opportunità future. Non permettono che i loro errori passati li trasportino in un vortice di negatività. Non portano rancore. Le due cose infatti portano molto stress e ci impediscono di andare avanti e guardare al futuro.
 
 9. Si concentrano sul positivo. Le persone con IE preferiscono dedicare il loro tempo e le loro energie nella risoluzione di un problema. Invece di insistere sul negativo, hanno una visione positiva ed il controllo della situazione. Inoltre, amano passare il loro tempo con altre persone positive, non con persone che si lamentano in continuazione.
 
10. Si impongono dei limiti. Le persone con alta IE possono sembrare delle mezze calzette a causa della loro gentilezza e compassione, ma in realtà loro hanno il potere di stabilire i propri limiti. Per esempio, sanno come dire no agli altri. Il motivo? Questo previene loro di essere sopraffatti, stanchi, e stressati a causa dei troppi impegni. Loro sono consapevoli che dire no alle altre persone è necessario al fine del completamento di impegni precedenti.
 
Questo articolo è stato tradotto dall’articolo originale: “10 Qualities of People With High Emotional Intelligence” by John Rampton.

venerdì 29 luglio 2016


Sorpasso a destra: è consentito?


Si può sorpassare a destra un’auto in una strada a due o a tre corsie o all’incrocio se quella davanti sta svoltando a sinistra?

 È possibile sorpassare a destra un’altra auto che sta davanti? In quali casi è consentito dal codice della strada e, in caso contrario, quali sono le sanzioni?

 

In via generale il codice della strada [1] vieta il sorpasso a destra, salvo laddove ciò sia espressamente consentito, e per tale infrazione stabilisce una multa da 81 a 326 euro. Ma procediamo con ordine.

 

Sorpasso a destra se la corsia a sinistra di sorpasso è occupata


Capita molto spesso, in autostrada o su strade statali a due o a tre corsie, di vedere gente che guida tranquillamente sulle corsie di sorpasso (sulla seconda o addirittura anche sulla terza), andando a una velocità ridotta, così ostacolando chi ha più fretta e che, pur senza violare i limiti di velocità, potrebbe voler superare. Nel caso in cui la corsia a sinistra, destinata al sorpasso, sia occupata da un’auto che procede lentamente, è possibile superare questa a destra senza creare pericolo alla circolazione?

 Il sorpasso si ha quando un veicolo ne supera un altro – che lo precede nella stessa corsia di marcia – e presuppone necessariamente uno spostamento laterale del veicolo che effettua la relativa manovra. Come abbiamo anticipato in apertura, il sorpasso a destra è vietato, salvo nei casi espressamente previsti dalla legge ossia:

 

·         se il veicolo da sorpassare ha già segnalato con le frecce e iniziato una svolta a sinistra: in tal caso, chi viene da dietro può superarlo a destra;

·         se c’è un tram circolante in sede stradale non riservata e i veicoli circolano per file parallele.

 

 In caso di strada a più corsie (due o tre corsie, situazione che ricorre soprattutto in autostrada) l’automobilista è obbligato a posizionarsi su quella più libera a destra; la corsia o le corsie di sinistra sono infatti riservate al sorpasso. In autostrada, pertanto, non si può sorpassare un veicolo che procede ad andatura lenta in seconda corsia, lasciando libera la prima. Chi intende sorpassare l’auto che si trova in corsia di sorpasso e procede lenta può segnalargli tale intenzione attraverso i lampeggianti (uso intermittente dei proiettori di profondità) o con il clacson.

 In relazione al superamento del veicolo senza spostamento laterale, qualora il veicolo da sorpassare proceda sulla sinistra e il veicolo sopraggiungente lo superi mantenendosi sulla propria destra, autorevole dottrina ritiene che tale manovra non sia da considerarsi un sorpasso in senso tecnico, non essendovi uno spostamento laterale da parte del veicolo sorpassante, per cui non ritiene applicabili la norma del codice della strada [1] che sanziona il sorpasso a destra fuori dei casi consentiti.

 

 La Cassazione si è espressa in modo alterno. Una prima volta [2] ha detto che il divieto di sorpasso a destra è operante anche quando il conducente del veicolo, che sta davanti, violi le regole della mano da tenere prescritte dal Codice della strada. Successivamente, la stessa Cassazione [3] ha cambiato indirizzo affermando che il sorpasso a destra può essere lecito quando il veicolo, che precede, si mantenga ostinatamente a sinistra e non accenni a portarsi sulla parte destra della carreggiata.

Il conducente che effettua il sorpasso, però, deve approssimarsi all’altro veicolo con cautela e, solo dopo avere acquistato la ragionevole certezza che lo stesso non si vuole spostare sulla destra, potrà effettuare il sorpasso.

 

 Sorpasso a destra se l’auto sta svoltando a sinistra

La Cassazione ha detto [4] che, in materia di circolazione stradale, non è vietato dal codice della strada il superamento a destra di un veicolo fermo all’incrocio, il cui conducente abbia segnalato l’intenzione di svoltare a sinistra e sia in attesa di completare la manovra. L’auto che sta di dietro, quindi, per anticipare la manovra di chi gli sta davanti, lo può superare a destra ma deve farlo con la massima prudenza per evitare incidenti e rispettando a sua volta la precedenza ai veicoli provenienti da destra.

 

Come si fa un sorpasso?


Lo stesso codice della strada definisce il sorpasso come la manovra mediante la quale un veicolo supera un altro veicolo, un animale o un pedone in movimento o fermi sulla corsia o sulla parte della carreggiata destinata normalmente alla circolazione.

 Il conducente che intende effettuare un sorpasso deve prima accertarsi:

  • che la visibilità sia tale da consentire la manovra e che la stessa possa compiersi senza costituire pericolo o intralcio;
  • che il conducente che lo precede nella stessa corsia non abbia segnalato di voler compiere analoga manovra: pertanto è vietato (oltreché estremamente pericoloso) sorpassare un mezzo che ha già attivato le frecce per segnalare l’invasione della carreggiata di sinistra o che sia già in fase di sorpasso;
  • che nessun conducente che segue sulla stessa carreggiata o semicarreggiata, ovvero sulla corsia immediatamente alla propria sinistra, qualora la carreggiata o semicarreggiata siano suddivise in corsie, abbia iniziato il sorpasso;
  • che la strada sia libera per uno spazio tale da consentire la completa esecuzione del sorpasso, tenuto anche conto della differenza tra la propria velocità e quella dell’utente da sorpassare, nonché della presenza di utenti che sopraggiungono dalla direzione contraria o che precedono l’utente da sorpassare.

 Il conducente che sorpassa un’altra auto sulla stessa corsia, dopo aver attivato le frecce, deve portarsi sulla sinistra, superarla rapidamente tenendosi da questa ad una adeguata distanza laterale e riportarsi a destra appena possibile, senza creare pericolo o intralcio. Se la carreggiata o semicarreggiata sono suddivise in più corsie, il sorpasso deve essere effettuato sulla corsia immediatamente alla sinistra del veicolo che si intende superare.

Contrariamente a quanto purtroppo avviene, chi si accorge di un’altra auto che lo sta per superare deve facilitare tale manovra e non, invece, accelerare. Nelle strade con una sola corsia di marcia, chi sta per essere superato deve tenersi il più vicino possibile al margine destro della carreggiata.

- articolo estratto da "LLpT -la Legge per tutti" - 28/07/2016

giovedì 28 luglio 2016


Dipendenti statali: addio al posto fisso


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Da febbraio 2017 gli impiegati pubblici potrebbero perdere alcuni privilegi, tra cui la sicurezza del lavoro. Spariscono gli scatti di anzianità.

Il mito del lavoro fisso alle dipendenze dello Stato sta per crollare. Da febbraio 2017 gli impiegati pubblici potrebbero dire addio al posto sicuro, come prevede il testo unico in materia, collegato alla riforma Madia della Pubblica Amministrazione. In sostanza, ogni ente pubblico deve comunicare annualmente al Ministero le eccedenze di personale rispetto alle reali esigenze o alla situazione finanziaria. In altre parole, se il bilancio non consente di tenere del personale in eccesso o poco funzionale, il taglio sarà assicurato.

 
La nuova normativa assomiglia, in parte, a quella in vigore sul settore privato. In parte, perché un’azienda privata spesso ricorre alla riduzione del personale come prima scelta. I dipendenti pubblici, invece, prima di essere lasciati a casa, possono essere spostati immediatamente presso un altro ufficio nel raggio di 50 chilometri di distanza attraverso il meccanismo della mobilità obbligatoria. Se ciò non fosse possibile, perché non ci sono dei posti disponibili in altre strutture, vengono messi in “disponibilitàper 2 anni: restano a casa con l’80% dello stipendio ed i relativi contributi previdenziali. I dirigenti che non bloccano le assunzioni o che non comunicano le eccedenze rischiano un procedimento disciplinare.

Questi 2 anni, però, non sono una parentesi nel rapporto di lavoro tra i dipendenti in eccesso e la Pubblica Amministrazione: servono all’impiegato pubblico ad avere il tempo retribuito a sufficienza per trovare un’altra collocazione, anche in un ufficio pubblico, con stipendio più basso o inquadramento minore. Perché comunque, se così non fosse, allo scadere dei due anni il rapporto stesso verrà considerato definitivamente risolto.


Dipendenti pubblici: spariscono gli scatti di anzianità

Finora gli scatti di anzianità degli impiegati statali sono congelati. Da febbraio 2017, invece, dovrebbero sparire del tutto. Con le nuove regole, i dipendenti pubblici verranno valutati annualmente dal loro dirigente in base al lavoro svolto. Se sarà stato soddisfacente, il responsabile potrà suggerire un aumento retributivo vincolato alle risorse economiche a disposizione e, comunque, non può interessare più del 20% dei dipendenti impegnati in ogni amministrazione. Insomma, 2 su 10 ce la fanno. Come ai tempi di Fantozzi o di Totò, la corsa a scavalcare il collega per avere l’aumento può avere inizio.

 

Riforma del pubblico impiego: altre novità

Perdita del posto fisso e degli scatti di anzianità non sono le uniche novità del testo unico sulla riforma del pubblico impiego. E’ anche previsto, ad esempio, che gli aspiranti ad un posto come impiegato statale conoscano obbligatoriamente la lingua inglese in fase di colloquio. Viene velocizzato il procedimento disciplinare e introdotta la visita fiscale automatica per le assenze fatte per malattia al venerdì o nei giorni prefestivi. Ovvero, addio al fine settimana lungo dei furbetti. Infine, l’indennità di trasferta sarà cancellata ed i buoni pasto saranno uguali per tutti: da febbraio 2017 gli impiegati pubblici mangeranno a spese dello Stato con 7 euro.

 - articolo estratto da "LLpT -la Legge per tutti" - 27/07/2016