Il lavoro a cottimo è legale?
Quando il
lavoratore viene pagato sulla base di quanto produce e lavora: il cottimo è
legale in Italia.

Normalmente
il lavoratore viene pagato
– a tempo;
– a
cottimo;
– in natura;
– a provvigioni;
– con
partecipazioni agli utili e ai prodotti.
Sicuramente la forma ordinaria di
pagamento è la retribuzione a tempo: in pratica, la busta paga
viene rapportata a quanto tempo il dipendente ha passato in azienda a lavorare
o, comunque, ha prestato la propria attività per conto del datore. Il termine
di riferimento può essere l’ora, la giornata, la settimana, la quindicina, il
mese o l’anno (nel caso delle mensilità aggiuntive). Nella pratica il tipo di
retribuzione più adottata, anche nei confronti degli operai, è la retribuzione
mensile.
Il
lavoro a cottimo: cos’è?
Quando si parla di lavoro
a cottimo ci si riferisce ai casi in cui il lavoratore viene
retribuito in base alla quantità di lavoro prodotto [1]. In
pratica, con il lavoro a cottimo la retribuzione collegata
all’effettivo risultato dell’attività lavorativa nell’unità di tempo.
Il lavoro
a cottimo non può costituire il livello di paga base del dipendente,
ma solo una integrazione della normale retribuzione a tempo
(si applica normalmente al personale operaio).
Solo nel caso
del lavoro a domicilio esiste una forma di cottimo pieno. In
tutti gli altri casi, il cottimo non può essere il riferimento principale per
calcolare la retribuzione. È possibile dunque solo il cosiddetto “cottimo
misto“: in forza di ciò, il lavoratore viene compensato con un importo
fisso mensile (retribuzione contrattuale, sia essa mensilizzata ovvero oraria)
incrementato di:
– una somma a
titolo di cottimo garantito in percentuale, corrisposto
esclusivamente nel caso cui il lavoratore raggiunga un limite minimo di
produzione;
– un importo
variabile (cottimo effettivo), che rappresenta un
elemento ulteriore della retribuzione va effettivamente a premiare il
lavoratore in relazione alla propria produttività.
Quando è
obbligatorio il lavoro a cottimo?
Il ricorso alla
retribuzione a cottimo è obbligatorio quando:
– in conseguenza
dell’organizzazione del lavoro, l’operaio sia vincolato all’osservanza di un
determinato ritmo produttivo;
– oppure quando
la valutazione della prestazione dell’operaio avvenga in base al risultato
delle misurazioni dei tempi di lavorazione.
L’obbligatorietà
del cottimo si verifica soltanto quando è richiesta al lavoratore una
prestazione più intensa di quella del normale lavoro in economia o la
realizzazione di un risultato produttivo predeterminato, superiore a quello
conseguibile in detta ipotesi normale. Un incremento della produttività
aziendale, conseguente ad esempio all’introduzione di un nuovo macchinario, non
obbliga il datore di lavoro a retribuire i propri operai a cottimo, essendo
sufficiente un aumento in percentuale fissa della paga base [2].
Quanto viene
pagato il lavoro a cottimo?
A stabilire la
retribuzione a cottimo sono i contratti collettivi nazionali di lavoro (Ccnl).
In realtà i
contratti collettivi in generale si limitano a fissare il cosiddetto utile o
minimo di cottimo, ossia una percentuale del minimo di paga base che l’azienda
è tenuta a corrispondere in conseguenza del maggior rendimento del cottimista.
Ai fini del
calcolo del cottimo misto, può essere stabilito convenzionalmente che la paga
base di riferimento del lavoratore a tempo di pari categoria sia 100 e a questa
corrisponda una quantità prodotta pari a 40. Normalmente ad ogni livello di
retribuzione e quantità prodotta corrisponde il tempo che viene impiegato da un
lavoratore di normale diligenza per compiere quel lavoro.
Quali obblighi
gravano sul lavoratore a cottimo?
Il lavoratore
pagato con il sistema del cottimo misto deve effettuare una prestazione pari a
quella prevista per il realizzo del minimo di cottimo: non è sufficiente
lavorare a livello di rendimento minimo equivalente a quello dei lavoratori
pagati a tempo [3].
Se il cottimista
realizza uno sciopero di rendimento, consistente nel lavorare
al livello di rendimento minimo previsto per i lavoratori pagati a tempo, il
datore di lavoro può ridurre proporzionalmente la sua parte fissa di
retribuzione [4].
Quali obblighi
gravano sull’azienda in caso di cottimo?
L’azienda deve
comunicare in anticipo al lavoratore:
– i dati relativi
agli elementi costitutivi della tariffa;
– le lavorazioni
da eseguire;
– il compenso;
– la quantità di
lavoro e il tempo da impiegare per realizzarlo.
- articolo estratto da "LLpT -la Legge per
tutti" - 21/07/2016
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